Created on 24 Aug 2018 ;    Modified on 02 Sep 2018

Appunti di introduzione alla psicologia - N.1: Storia, e metodo scientifico

Lezioni del prof. Steve Joordens della Università di Toronto, erogate tramite Coursera.

Gli appunti della seconda settimana sono: Il cervello.

Storia

Prima di Freud

Renè Descartes (1596.1650) primo concetto di dualismo: uomo come macchina oltre come spirito.

John Locke (1632-1704) applicò il concetto di macchina anche al cervello.

E James Mill (1773-1836) sviluppò questo concetto (no spirito) chiamandolo materialismo.

Luigi Galvani (1737-1798) dimostrò che era possibile comandare il corpo meccanicamente tramite impulsi elettrici.

Paul Broca (1824-1880) scoprì la presenza nel cervello di una zona (area di Broca) dedicata ala espressione del linguaggio. Successivamente fu scoperta una zona (area di Wernicke) dedicata alla comprensione del linguaggio.

Da qui comincia lo studio scientifico della neurologia.

Herman von Helmholtz (1821-1894) dimostrò che gli stimoli nervosi hanno una velocità misurabile (da 25 a 38 m/sec), e che il sistema nervoso poteva essere studiato scientificamente.

Ernst Weber (1795-1878) studiò la misurazione di stimoli dei sensi. Scoprendo la legge: Δl ⁄ l = k, dove:

  • l è la misura della grandezza in osservazione;
  • Δl è la sua variazione;
  • e k è una costante.

Queste osservazioni hanno portato alla definizione della Just Notable Difference (JND) ovvero la differenza minima da applicare perché l'osservatore noti un cambiamento tra due diversi stimoli. Tutto ciò dimostrò la possibilità di uso della matematica per modellare i fenomeni studiati.

Da qui inizia la storia della psicologia.

Wilhelm Wundt (1832-1920) fondatore della psicologia: primo laboratorio, primo libro. Introduce introspezione e strutturalismo: indagava la struttura dell'esperienza cosciente.

Con l'avvento di Darwin (1809–1882) nell'ambito biologico e zoologico, si ha uno spostamento dalla pura tassonomia delle funzioni alla ricerca del perché della loro esistenza: a che servono? Tutto ciò ha impatto anche sulla psicologia.

Darwin ha influenzato William James (1842-1910). Capostipite della psicologia nord americana. Teorico. Ha scritto i Principii della psicologia.

Fin qui la psicologia era caratterizzata da un puro approccio di ricerca scientifica di base: ipotizzare e misurare il fenomeno per modellarlo e comprenderlo

Sigmund Freud

Sigmund Freud (1856-1939) ha introdotto l'approccio clinico: ovvero curare i disturbi della psiche.

Il modello che ha introdotto era ipotetico e non suffragato da un metodo scientifico.

Secondo Freud è possibile modellare la mente come composta da tre componenti:

  • id che punta alla soddisfazione immediata dei bisogni fondamentali: cibo, sicurezza, sesso, ...;
  • super ego che ricerca la sicurezza in ambito sociale, quindi soddisfacimento delle relazioni con gli altri: essere ammirati e apprezzati dagli altri;
  • ego che cerca di mediare le esigenze delle altre due componenti tramite stratagemmi.

Uno schema del modello proposto da Freud è il seguente:

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Secondo Freud i problemi psichici scaturiscono da conflitti tra id e super ego che l'ego non riesce a mediare.

Dopo Freud

L'introduzione nella psicologia di una prospettiva clinica, ovvero volta a risolvere i problemi psicologici, invece che studiarli scientificamente, ebbe un effetto dirompente nella comunità scientifica.

Da un lato i seguaci di Freud si svilupparono e consolidarono.

Dall'altro lato chi professava la scientificità della ricerca, tese ad irrigidire le proprie posizioni. In questo contesto si sviluppò il comportamentalismo, che limitava lo studio solo a ciò che può essere osservato e misurato. Quindi: a ciò che viene applicato dall'ambiente (Stimolo) e la relativa Risposta (SR). Rifiutando l'analisi di cosa provochi la risposta, in quanto non osservabile.

Il comportamentalismo diede vita agli esperimenti che osservarono come i soggetti reagivano alla presenza di stimoli sia diretti che indiretti.

Queste due anime della psicologia hanno convissuto indipendentemente l'una dall'altra fino agli anni '60, quando l'avvento dei computer portò allo sviluppo di nuove idee.

L'analogia tra computer e cervello (stimoli in ingresso / risposta) portò ad una rivisitazione dei modelli di studio della mente puntando a considerare non solo stimolo e risposta, ma anche ciò che porta alla risposta, eventualmente considerando la possibilità di fare inferenza su ciò che non si osserva direttamente.

Da queste premesse prende l'avvio la psicologia cognitiva, che si occupa prevalentemente di analizzare il comportamento dell'individuo (in generale, non solo quello che ha problemi).

Mentre negli anni '70 i movimenti sociali e politici portarono alla nascita della psicologia sociale ovvero lo studio di come avvengono le influenze tra individui nell'ambito sociale.

Oltre lo studio del compoertamento medio di individui e gruppi sociali, si è sviluppato lo studi delle differenze individuali tra individui e gruppi.

Arrivando alla psicologia interculturale tra società diverse. Questi aspetti sono particolarmente rilevanti in un mondo globalizzato.

Nel frattempo la psicologia clinica ha continuato ad evolvere, sviluppando altre branche. Ad esempio la psicologia positiva, che si focalizza non sui problemi mentali, ma come aiutare l'individuo ad utilizzare al massimo il suo potenziale.

Ma su tutto ciò domina la rivoluzione biologica avvenuta negli ultimi 20 /(ma soprattutto) 10 anni. I sistemi di scansione del cervello sono divenuti sempre più efficaci, permettendo durante lo sviluppo di esperimenti cognitivi (ovvero: con quale processo si risolve una interazione stimolo/risposta) di osservare anche la relazione con il contemporaneo funzionamento del cervello.

La ricerca della verità

Il metodo scientifico è passato attraverso la contrapposizione tra razionalisti [1] ed empirici [2].

I primi affermavano che la conoscenza delle cose si otteneva (esclusivamente) ragionando su di esse, e discutendone.

Gli empirici ritenevano che oltre il ragionamento, fosse essenziale anche la sperimentazione.

Oggi si ritiene che una disciplina sia scientifica se applica la sperimentazione, ciò vale anche per la psicologia.

Si parte sempre da domande che indicano lo scopo della ricerca, che può essere:

  • osservativa;
  • correlativa.

La prima è diretta: si osserva il comportamento che si vuole studiare. La seconda è indiretta: si associano al comportamento da studiare modelli ripresi da altri studi. Questo approccio richiede molta cautela in quanto la correlazione tra i due fenomeni può essere (facilmente) priva di fondamento.

Nella ricerca osservativa, la presenza dell'osservatore può essere un grosso elemento di disturbo: il soggetto studiato può cambiare il proprio comportamento sapendo di essere osservato.

Associazione della conoscenza

Si può osservare la correlazione [3] tra due fenomeni. Ad es. all'aumentare dell'altezza come si percepisce la propria attraenza fisica?

Dato un insieme di coppie di misure delle due variabili in osservazione, il coefficiente di correlazione ci indica se il loro andamento sembra avere relazione.

Il coefficiente di correlazione è un valore con segno, che spazia da  − 1 a  + 1. Maggiore è il valore assoluto, maggiore è la correlazione. Si valuta:

  • 0 indica mancanza di correlazione;
  • da  − 0.2 a 0 e da 0 a  + 0.2 una correlazione debole;
  • da  − 0.5 a  − 0.2 e da  + 0.2 a  + 0.5 una correlazione media;
  • da  − 0.5 a  − 1 e da  + 0.5 a  + 1 una correlazione forte.

Il segno del numero indica il tipo di correlazione. Se positivo, all'aumentare di una grandezza aumenta anche l'altra. Se negativo, all'aumentare di una grandezza, l'altra diminuisce.

Un modo per calcolare il coefficiente di correlazione è il seguente:

r = Σ(zx·zy) ⁄ N

dove:

  • r è il coefficiente di correlazione,
  • zx e zx sono le grandezze (standardizzate [4]) in osservazione,
  • N è il numero di coppie di misure osservate.

E' estremamente importante essere cauti nell'analizzare il fenomeno in osservazione. Quando si ha una indicazione di forte correlazione tra due variabili, si ha la tentazione di associare un legame di causa ed effetto tra le variabili in questione. Cosa estremamente pericolosa: è sempre possibile la presenza di una terza variabile, nascosta, che può essere la vera causa del fenomeno osservato.

Ad esempio: un elevato consumo di cheesburger è fortemente negativamente correlato con la probabilità di morire per cancro. Messa così sembra che mangiare molti cheesburger faccia bene alla salute ... finché non si analizzano le morti per infarto. Allora si osserva che un elevato consumo di cheesburger eleva la probabilità di morte per infarto, che avviene ad una età anteriore a quella in cui aumenta la probabilità di morte per cancro. Ergo: se sei già morto per infarto non puoi morire di cancro.

Quindi si ribadisce: non associare alla cieca un legame causa/effetto ad una elevata correlazione [5] tra due variabili.

Conoscenza per contrasto

Quindi se si vogliono indagare le cause di un fenomeno è necessario organizzare esperimenti per osservarlo direttamente, o inferirlo indirettamente. In ogni caso non tramite studi di correlazione.

Quando si crea un esperimento per avere le condizioni per provare una ipotesi, si parla di contrasto. E si vuole osservare come la manipolazione di una variabile conduce direttamente alla variazione di un'altra grandezza, provando una relazione di tipo causa/effetto.

Ad esempio si prende la teoria dell'evoluzione: "gli animali evolvono in specie diverse rispondendo alle condizioni ambientali". Ad esempio per diversi tipi di cibo. Secondo questa teoria, la specie che meglio si adatta alla condizione ambientale, ha maggiori possibilità di sopravvivere.

Si può sperimentare prendendo due gruppi di mosche del tipo Drosofila, inizialmente con caratteristiche simili. E alimentare un gruppo e la sua discendenza con cibi a base di amido. Mentre l'altro gruppo e la relativa discendenza viene alimentata con cibi a base di maltosio.

Dopo otto generazioni si osserva una differenziazione netta tra i due gruppi in quanto a caratteristiche morfologiche (colore, peso, ...), e gli individui dei due gruppi non si incrociano. Sono divenuti effettivamente due specie diverse tra loro.

La variabile soggetta a manipolazione nell'esperimento viene detta variabile indipendente. Nell'esempio visto è il cibo.

La(/le) variabile (/variabili) osservata al variare della variabile indipendente, è detta variabile dipendente. Nell'esempio precedente la variabile dipendente è la speciazione, ovvero la generazione di nuove specie, Osservabile per le caratteritiche morfologiche e per l'incapacità di incrocio.

Più in generale, sarà necessario verificare statisticamente la significatività dei risultati. Questo si fa di solito ricorrento al test t di student.

Il test t di student misura il rapporto tra segnale e rumore delle misure, e lo confronta con un livello di base. Maggiore è la differenza tra questi valori, maggiore è la significatività statistica dell'esperimento.

Si noti che l'enfasi con cui si pubblicizzano i dati dell'esperimento è rilevante. Gli scienziati che fanno una buona pubblicità ai loro risultati ottengono maggiore attenzione.

Inoltre è importante la replicabilità dell'esperimento. Un esperimento replicabile con gli stessi risultati è considerato affidabile.

Interessante anche la generalizzabilità. Sono in grado di modificare l'esperimento replicandolo in un contesto (lievemente) diverso? Se la risposta è affermativa, l'ipotesi in analisi cresce in applicabilità: si generalizza.


[1]Esponenti di rilievo: Descartes, Spinoza, Leibiniz.
[2]Esponenti di rilievo: Locke, Berkeley, Hume.
[3]Correlazione: l'osservazione del comportamento di una grandezza al variare di un'altra.
[4]La standardizzazione di una misura, detta anche z score, consiste nel sottrarre la media e dividere per la deviazione standard: z = (x − μ) ⁄ σ.
[5]Positiva o negativa.