Created on 28 Aug 2014 ;    Modified on 20 Sep 2016

bambini soldato. un fenomeno dei paesi in via di sviluppo?

Anni fa mi capitò di leggere il libro Memorie di un soldato bambino di Ishmael Beah.

E' la storia autobiografica dell'autore, a 12 anni, reclutato a forza dall'esercito come combattente nel conflitto tra governativi e ribelli.

Ho sempre pensato che si trattasse di un tragico problema dei paesi sottosvilupppati.

E le notizie relative al reclutamento di bambini in Siria da parte dell'Isis, mi hanno dolorosamente colpito. Ma non eccezionalmente stupito.

Quel che mi ha veramente stupito è stato il corollario della notizia della morte di un istruttore di tiro in un poligono dell'Arizona. Morte avvenuta per un tragico incidente. La sua discente, una bambina di nove anni, non è riuscita a controllare la mitraglietta con cui l'istruttore l'ha fatta sparare a raffica. Il rinculo ha deviato l'arma, che ha colpito a morte l'istruttore a fianco della bambina.

In questo ambito desidero sottolineare questa semplice deduzione. In un paese non sottosviluppato, quale gli USA, esistono genitori che portano bambini di nove anni a fare istruzione di tiro ai poligoni.

Intendiamoci. Sicuramente questa bimba non veniva addestrata a fare la bambina soldato. Ma penso che, tramite l'addestramento all'uso delle armi in così giovane età, le venisse instillata l'idea che è possibile e legittimo l'uso della violenza. La stessa idea che viene inculcata con ogni mezzo agli sventurati bambini soldato (e non solo a loro).

Il fatto che in determinati casi l'uso della violenza sia legittimo è riconosciuto anche dalla nostra legislazione. Ma solo per difendere nell'immediato la propria vita o quella delle persone indifese che ci sono intorno.

Dubito che questo concetto si possa radicare in un bambino che viene istruito all'uso delle armi da fuoco. Penso che invece questi possa generalizzare il concetto. E dalla difesa della propria vita passare a quello della propria religione. E del proprio tipo di governo politico. E della propria politica. E di quanto è accaduto ieri. E una settimana fa. E un mese fa ...

Mio padre ha lavorato una vita in polizia. Quando, da ragazzo, gli chiedevo se potevo provare a sparare con una pistola, mi rispondeva invariabilmente: Quando farai il servizio militare.

Ed aggiungeva: Ricordati: esiste un patto tra il diavolo e le armi da fuoco. Ho visto colleghi che al poligono di tiro non prendevano un pagliaio di fieno da 10 metri. E che cadendo con la pistola in mano hanno ucciso una persona per un colpo partito accidentalmente. Le armi non sono giocattoli. Sono strumenti per uccidere. E vanno usate solo se vuoi uccidere.

Sapeva di cosa stava parlando. Quando ho fatto il servizio militare sono stato in poligono più di una volta.

Nonostante siano passati trent'anni, ancora sento l'orgoglio per i centri fatti con un vecchio fucile Garand. E l'adrenalina che mi invadeva mentre sentivo la vibrazione della mitrtagliatrice MG con cui stavo sparando. Ed avevo ventotto anni! Ne avevo avuto di tempo per elaborare l'idea che la violenza è giustificato solo per la difesa. Nonostante questo, l'uso delle armi da fuoco mi ha esaltato e mi è rimasto dentro per sempre.

Tremo all'idea di come una esperienza come questa possa essere elaborata da un bambino e segnarlo per la vita. Anche se accade in una nazione sedicente civile.