Created on 17 Aug 2012 ;    Modified on 28 Aug 2012

Riguardo i diritti d'autore

Personalmente sono un convinto sostenitore del concetto di Open qualchecosa (source, document, ... e chi più ne ha, più ne metta).

Ritengo che la libera circolazione delle idee, e la loro applicabilità senza restrizioni, sia la base fondamentale che ha portato al continuo progresso della conoscenza del genere umano. Con tutto quel che ne segue: salute, qualità della vita, e così via.

D'altro canto ritengo sia giusto riconoscere all'autore di una idea che apporta beneficio diretto o indiretto a tutti noi, una qualche forma di gratificazione. Anche economica, perché no?

Il problema consiste in una corretta armonizzazione di queste due esigenze.

Non è ragionevole costruire un impero economico (soprattutto se monopolistico) a partire da un lavoro originale, bloccandone l'uso e l'eventuale successivo miglioramento da parte di altri.

Ricordiamoci cosa insegna la storia.

Nell'occidente, dopo il fulgore intellettuale dell'antica Grecia, che ha illuminato e stimolato lo sviluppo di civiltà per centinaia di anni, si è assistito ad un lungo periodo di stagnazione del pensiero creativo. In parte a causa di strutture di potere (leggi: religioni cristiane varie, ma non solo) che inibivano qualunque tipo di pensiero diverso da quello aristotelico, allora ritenuto perfetto. Sono stati necessari secoli affinché si facesse largo il concetto, propugnato nel XII secolo da Bernardo di Chartres:

siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l'altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti

superando così l'opinione che non fosse possibile avere un pensiero creativo in grado di oltrepassare quello dei maestri.

Chiediamoci oggi dove saremmo se Newton, e i suoi eredi, non avessero permesso la libera fruibilità della teoria della gravità. O Maxwell per le equazioni unificanti dell'elettromagnetismo. O Einstein, o Max Plank ...

Ho sentito obiettare da qualcuno che "non si brevetta il ciclo termico di una centrale, ma solo la tecnologia dell'impianto". Che è come dire: non si brevetta il concetto, ma il modo di applicarlo.

Purtroppo il passo tra le due idee è breve, e spesso il confine tra concetto e suo modo di applicarlo è sfumato. Come testimoniato dai tentativi di brevetto di vari concetti di algoritmo nel mondo dell'informatica.

In conclusione. E' necessario riconoscere all'autore di un concetto innovativo, una forma di ricompensa. Ma evitando che se ne possano attribuire la proprietà esclusiva. Per non parlare dei suoi eredi.

Un possibile modo draconiano, con inevitabili controindicazioni, di affrontare l'argomento potrebbe essere:

Al momento in cui aggiorno questa nota, la mia opinione è in netta contrapposizione con quanto previsto dalla legge italiana. In particolare (vedi wikipedia per una introduzione all'argomento) in Italia lo sfruttamento economico del diritto d'autore dura per tutta la vita dell'autore, più (ben) 70 anni per gli eredi.

Ritengo tutto ciò decisamente esagerato. Riconoscere all'autore una decina di anni di diritto mi sembrerebbe più che sufficiente.