Created on 12 Oct 2013 ;    Modified on 29 Sep 2016

Una proposta di RSE per lo sviluppo dei veicoli elettrici in Italia

Leggiucchiando leggiucchiando, ho notato questo articolo dell'ANSA, in cui si riporta l'opinione di RSE riguardo cosa sia necessario fare per aumentare la diffusione di veicoli elettrici in Italia.

In sintesi. Partendo dalla constatazione che nel 2012 in italia sono state vendute solo 524 auto elettriche1, RSE ritiene che sia necessario iniziare a installare impianti di ricarica veloce (si fa per dire: 30 minuti per una ricarica) nelle stazioni di servizio della rete autostradale.

Premesso il giusto e fondamentale commento dell'ANSA riguardo cosa nasce prima: l'auto elettrica o la colonnina per ricaricarla?2 Vorrei fare un'altra considerazione.

Ignoro il motivo per cui RSE propone di focalizzarsi inizialmente sulla rete autostradale, per poi estendere la diffusione degli impianti alle strade extraurbane.

Ipotizzo si tratti di una valutazione costo/semplicità d'installazione. Lavorare in ambito autostradale ed extraurbano dovrebbe semplificare le attività d'installazione diminuendone i costi3. A patto che la rete elettrica sia già presente e dimensionata alla bisogna.

Ma hanno valutato la presenza del fruitore dell'impianto?

Voi riuscite ad immaginare un (minimo) traffico di veicoli elettrici lungo le autostrade? Io no. Non ora.

Realisticamente, le attuali autonomie delle automobili elettriche si misurano in un centinaio di chilometri.

Chi effettua percorsi autostradali, di solito macina varie centinaia di chilometri. E, se usa le autostrade, è perché ha fretta: vuole arrivare il più presto possibile. Quindi velocità maggiore (ovvero minore autonomia delle batterie) e soste ridotte all'osso. Altro che fermarsi mezz'ora per ricaricare le batterie.

Ritengo che per ora l'uso delle auto elettriche sia ipotizzabile solo in ambito urbano. Dove, tra l'altro massimizzano la positività del loro utilizzo: minore inquinamento acustico e diminuizione locale della emissione di gas da combustione. Cominciamo a rilasciare licenze di taxi e di noleggio con conducente in città solo con la condizione di utilizzare auto elettriche. Con cooperative dove scambiare al volo l'auto quando le batterie sono scariche.

E gli impianti di ricarica veloci cominciamo a metterli nei maggiori centri urbani, magari nelle zone mal servite dal trasporto pubblico. Dove per trasporto pubblico intendo rigorosamente quello su rotaia. O anche su gomma se avesse corsie completamente riservate (esclusivamente autobus, nessun attraversamento a raso e nessuna commistione con altri tipi di traffico urbano) 4.


ldfa


  1. Fonte citata: lo Smart Grid Report dell'Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano. 

  2. Ricorda anche a voi il famoso detto su l'ovo e la gallina? 

  3. Sono in grado di fare anche altre ipotesi, molto più malevoli. Coinvolgenti interessi di società e gruppi che producono e distribuiscono energia elettrica. Ma siccome sono un buonista :-) , le tengo per me. 

  4. La mia personale esperienza con gli autobus di Roma mi induce a rifiutarli come risorsa fruibile in modo affidabile.