Created on 24 Jan 2022 ;    Modified on 27 Jan 2022

La recensione di L'ultima legione

Abbiamo letto il romanzo "L'ultima legione": di Valerio Massimo Manfredi pubblicato da Mondadori. In questo articolo riportiamo le nostre impressioni ...

Riferimenti

Periodo di lettura: Gennaio 2022, recensione: Gennaio 2022

Titolo: L'ultima legione
Titolo originale: n.a.
Sottotitolo: n.a.
Editore: Mondadori Libri SpA, Trento 2009
Pagine: 472
ISBN: 978-88-04-52118-1
Prezzo di copertina: 9,40€
Serie: n.a.


Alcuni personaggi

  • Aureliano Ambrosio Ventidio, detto Aurelio, legionario della Legio Nova Invicta;
  • Antemio, maestro del palazzo imperiale di Ravenna;
  • Livia Prisca, emissaria di Antemio;
  • Stefano, emissario di Antemio e suo successore;
  • Flavio Romolo Augusto, ultimo imperatore dell'Impero Romano d'Occidente;
  • Meridius Ambrosinus, precettore di Romolo Augusto;
  • Odoacre, capo dei barbari che formano l'esercito imperiale d'occidente; depose Flavio Romolo Augusto;
  • Wulfila, luogotenente di Odoacre.

Contenuto

Anno 476 D.C. L'impero romano è diviso in due: Impero romano d'Oriente, con capitale a Costantinopoli, e Impero romano d'Occidente, con capitale a Ravenna.

Odoacre, capo delle armate imperiali in Italia, depone l'imperatore romano di occidente, Romolo Augusto, un ragazzo di tredici anni, attaccando con i suoi reparti formati da barbari le residue forze romane che gli sono fedeli.

Tra queste l'ultima legione romana, la Legio Nova Invicta, costituita in segreto da Oreste, padre di Romolo Augusto, con l'intento di difendersi da una eventuale ribellione degli Ostrogoti.

Durante l'attacco alla legione, Aurelio viene inviato dal suo comandante a chiedere rinforzi ad Oreste. Ma arriva troppo tardi: la villa è stata assalita dai barbari. I suoi occupanti trucidati. L'imperatore, la madre e il suo precettore sono stati catturati. Oreste, morente, riesce a strappare ad Aurelio la promessa di liberare Romolo Augusto.

Nel tentativo di tenere fede alla sua promessa, Aurelio viene ferito, e la madre di Romolo Augusto viene uccisa. Aurelio si salva solo perché fortunosamente aiutato da Livia: una ragazza che vive nascosta nelle paludi del Po vicino Ravenna, che riesce ad abbattere i barbari che lo inseguono.

Odoacre incarica Wulfila, suo luogotenente, di scortare e detenere in esilio Romolo Augusto nell'isola di Caprera. Il viaggio viene organizzato da Antemio, influente patrizio romano, con la carica di maestro del palazzo imperiale.

Antemio a sua volta avverte Livia, che riesce a convincere Aurelio ad effettuare con lei una spedizione di soccorso per l'imperatore. I due seguono il gruppo dell'imperatore e i suoi carcerieri attraverso gli Appennini, scoprendo la destinazione finale.

Arrivati a Miseno, Aurelio e Livia riescono a liberare ed arruolare due legionari sopravvissuti della Nova Invicta e due gladiatori, loro compagni di sventure: Vatreno, Batiato, Demetrio e Orosio.

Il gruppo riesce a contattare a distanza Ambrosinus, il precettore di Romolo, e ad organizzare con lui la data della fuga. Nel mentre Romolo scopre fortuitamente un criptoportico [1] in cui è custodita la leggendaria spada di Cesare: arma forgiata con un acciaio di eccezionale resistenza.

Livia e i suoi riescono nell'impresa di liberare Romolo e Ambrosinus, e li scortano sulla costa adriatica, dove dovrebbe raggiungerli una nave da Costantinopoli, per offrire asilo a Romolo nell'Impero d'Oriente. Così come organizzato da Antemio.

Purtroppo però a Costantinopoli l'imperatore Basilisco è stato deposto da Zeno. E quest'ultimo denuncia ad Odoacre il piano di Antemio. Così all'appuntamento si presenta Wulfila con i suoi, mentre Stefano, che ha soppiantato Antemio, cerca di accaparrarsi la fiducia di Livia.

Il gruppo di Aurelio fugge precipitosamente, mentre Livia riesce prima a coprirne la fuga dando fuoco ai pagliai circostanti e poi a trovare un riparo nascosto agli inseguitori.

Ormai il piano di riparare in oriente è compromesso. A questo punto Ambrosinus svela alla compagnia di essere un emissario venuto dalla Britannia molti anni prima per chiedere aiuto militare all'imperatore d'Occidente per resistere agli assalti che le popolazioni barbariche a nord del Vallo Atlantico conducevano contro le residue colonie romane in Britannia. Ma l'imperatore del tempo non lo aveva voluto ascoltare. Anni dopo, incapace di tornare in Britannia, viaggiando per l'Italia si era imbattuto nell'accampamento di Oreste: appena in tempo per salvare la vita di Romolo, che era stato avvelenato. Riconoscente, Oreste lo aveva accolto e gli aveva dato l'incarico di precettore di Romolo.

Ora Ambrosinus chiede accoratamente a Romolo di farsi carico della difesa della Britannia, tornando con lui nella sua terra natale. E Romolo accetta, trascinando con il suo esempio lo sparuto manipolo di uomini, e una donna, che lo hanno liberato e protetto.

Ora il piano consiste nell'attraversare la pianura Padana, varcare le Alpi verso nord, attraversare i territori Germanici, passare in Gallia a da qui in Britannia.

Livia decide di separarsi momentaneamente dal gruppo per chiedere a Stefano il necessario per affrontare il viaggio. Quando riceve Livia, Stefano, a sua insaputa, riesce a carpire il percorso che Romolo dovrà effettuare. I suoi tentativi di irretire Livia falliscono e quest'ultima si rimette in cammino per raggiungere i suoi compagni. Ignara che Stefano ha intenzione di utilizzarla per intercettare Romolo e i suoi.

A sua volta Stefano non sa di essere controllato da Wulfila, che a sua volta ha avuto da Odoacre l'incarico di uccidere Romolo.

Quando Livia, sulle Alpi, in pieno inverno, riesce a ricongiungersi al gruppo si presentano in sucessione Stefano e Wulfila. nella convulsa battaglia che segue Livia uccide Stefano, ma una valanga travolge il gruppo di Romolo.

nella notte che segue, Wulfila, impadronitosi della spada di Cesare, pianifica la ricerca del cadavere di Romolo. Ma ancora una volta è beffato da Aurelio che riesce a sottrargli Romolo, mentre il resto del gruppo trancia il ponte sul fiume impedendo alle forze di Wulfila di acciuffare Aurelio e Romolo.

Ambrosinus si improvvisa nocchiero e riesce a guidare faticosamente i resti galleggianti del ponte fino al Reno. Qui stringe accordi con un barcaiolo per proseguire verso nord e viene raggiunto da Aurelio e Romolo che ancora una volta sfuggono per un soffio alla caccia di Wulfila.

All'arrivo del barcaiolo ad Argentorarum, scoprono che il fiume è ghiacciato. E sono raggiunti dalle truppe di Wulfila, che ancora una volta si mettono in caccia.

Questa volta vengono salvati in Gallia da un nutrito reparto di truppe romane che stanno rientrando a Parisii, l'odierna Parigi. Le comanda il generale Volusiano, che comprende l'identità di Romolo, e li trattiene per timore di essere tradito dagli altri ufficiali che lo attorniano.

Arrivati a Parisii, Volusiano organizza la fuga di Romolo e dei suoi compagni. Ma Wulfila a sua volta arriva a Parisii e si rivolge a Siagrio, rex romanorum in Gallia. Da questi ottiene una galea per inseguire Romolo. Ma la nebbia del Canale della Manica glielo sottrae.

Sbarcati in Britannia, Ambrosinus guida i suoi a nord, verso il Grande Vallo. Fino a raggiungere, a ridosso di questo, il campo dell'ultima legione romana in Britannia: la Legio XII Draco.

Il campo è abbandonato. Mentre Romolo e i suoi si mettono al lavoro per ripristinarlo, Ambrosinus prende contatto con Kusteninn, ex console, suo antico amico, e inflente cittadino della vicina città di Carvetia. Da questi viene a sapere che la Legio XII Drago si è sciolta molti anni prima, tradita da Wortigen, un nobile locale che è riuscito ad assoggettare con la violenza le terre della regione.

Ed è propio a Wortigen che si rivolge l'indomito Wulfila, che, sbarcato a sua volta in Britannia, riprende la caccia di Romolo. Anche se ne ignora la dimora.

Wortigen è un anziano tiranno, consumato dalla lebbra, che nasconde il viso dietro una maschera d'oro e, utilizzando truppe mercenarie, controlla i territori della Britannia collocati subito a sud del Grande Vallo. Wulfila ha facile gioco nell'ingraziarselo proponendogli i servigi del suo piccolo esercito e la promessa di donargli la spada di Cesare se gli permetterà di catturare Romolo Augusto.

Ma quando un delatore di Wortigen porta la notizia dell'apparizione di Romolo Augusto nella città di Carvetia, Wulfila uccide e sostituisce Wortigen, guidando i suoi all'assalto del campo della Legio XII Draco, dove staziona Aurelio con i suoi.

Nella cruenta battaglia Ambrosinus riesce a risvegliare lo spirito sopito della legione. E i cittadini di Carvetia che la componevano, capitanati da Kusteninn, accorrono in aiuto di Romolo Augusto. Quest'ultimo riesce a colpire Wulfila, che viene poi abbattuto da Aurelio.

Il dopo battaglia presenta a Romolo Augusto tutta la desolazione della guerra. Tra i caduti vi sono Vatreno, Demetrio e Orosio, che lo avevano difeso strenuamente. Mentre Livia e Batiato sono gravemente feriti.

Affranto da tante perdite, Romolo Augusto decide di regnare per la pace. Lancia la spada di Cesare in un lago, mandandola a conficcarsi in una roccia che affiora dalle acque. La leggenda della spada nella roccia è cominciata.

Impressioni

Questo è un discreto romanzo con ambientamento storico.

La precisione di Valerio Massimo Manfredi nell'attenersi ai fatti storici e alla geografia del tempo è superba. Così come è di vivida la descrizione della vita del tempo che tratteggia nelle pagine del romanzo.

Certo, il quadro cambia quando ritrae i personaggi della novella. Si ha a che fare con superuomini, e superdonne, degni delle trame della Marvel. Parlo di Aurelio e Livia, ma anche del cattivo Wulfila: indomabile. E di Ambrosinus, dotato di una sconfinata conoscenza e capacità tattiche e strategiche che lo mettono sempre in grado di gestire al meglio la situazione.

E che dire dei personaggi meno importanti? I vari Batiato, Vatreno, Demetrio e Orosio, sono carne da cannone. Ma dotati di un profondo senso dell'onore e spirito di corpo. Riecheggia alla mente quel che dicono i veterani di guerra americani: "si combatte per l'uomo che è al tuo fianco".

Personaggi siffatti rischiano di essere anche troppo prevedibili. Ecco allora che l'autore imbastisce una storia di supporto che si sviluppa lungo tutto il romanzo. Aurelio non ha alcun ricordo del suo passato, mentre Livia è convinta che si tratti di un giovane legionario che l'aveva salvata quando da bambina la città in cui abitava, Aquileia, era stata espugnata dai barbari.

I flashback di Aurelio si interecciano con le azioni di Livia, che ne è innamorata, portando ad un continuo rapporto di amore/odio tra i due personaggi principali del romanzo. Finchè, prima della battaglia finale, l'onnipotente Ambrosinus sottopone Aurelio ad una seduta di ipnosi che sblocca la sua memoria. Permettendogli di riappropiarsi del suo doloroso passato e di accettare con consapevolezza i sentimenti di Livia.

La prosa con cui l'autore ha scritto il romanzo è particolare. Da un lato è semplice da seguire. Dall'altro ha una forma particolare, ci viene da dire aulica. Non sappiamo se Manfredi si è ispirato ai dialoghi riportati dagli storici romani. Certo, è un modo di esprimersi diverso rispetto quello cui siamo abituati.

Un aspetto che non ci ha entusiasmato è il fatto che il carattere dei personaggi è descritto, più che svelato con le loro azioni.

Inoltre l'autore incensa i legionari romani, e la romanità in genere. Similmente a certi autori [2] che nei loro romanzi d'azione osannano il combattente americano.

In conclusione, un romanzo tutto sommato piacevole, di cui si raccomanda la lettura.

Enjoy. ldfa


[1]Criptoportico: dal greco criptos (nascosto) e dal latino porticus. Nell'architettura dell'antica Roma, era un corridoio o una via di passaggio coperta.
[2]Ad esempio si vedano i romanzi di Patrick Robinson, Ken Follet, e Tom Clancy.