Created on 17 Apr 2016 ;    Modified on 23 Aug 2016

Referendum delle Trivelle. Parliamone

Vorrei fare alcune considerazioni riguardo il cosiddetto referendum delle trivelle.

Mentre sto scrivendo, il suo svolgimento è in corso. Non so come si concluderà.

Ma vi sono alcune idee che mi ronzano in testa, su cui penso valga la pena di riflettere al di là di come si concluderà la vicenda.

1° L'invito a non votare da parte di vari esponenti politici

In primis da parte dell'attuale presidente del consiglio Matteo Renzi.

Non è la prima volta che capita. In passato è accaduto più volte che esponenti politici, e non, abbiano chiamato l'elettorato all'astensione. E quest'arma è del tutto trasversale. Usata dalla sinistra come dalla destra, passando per il centro.

Perché? Perché se ho un mezzo per vincere, lo uso. E' la natura.

Quello che non ritengo naturale, è dotarsi di uno strumento, parlo del referendum abrogativo, e contemporaneamente darsi una regola per invalidarlo quando lo si usa.

Questo concetto non lo capisco. So qual'è la logica del quorum: impedire che pochi decidano per molti.

Ma questa è in antitesi al concetto di base della politica:

"Solo perché non ti curi di avere un interesse alla politica non significa che la politica non si prenda un interesse su di te" (Pericle)

Tradotto: se non partecipi, ti devi comunque adeguare alle scelte di chi lo fa.

Concludendo questa prima riflessione: inviterei a indire un referendum per abrogare il quorum nei referendum abrogativi. Eventualmente elevando il numero di firme da collezionare per poterlo indire.

2° La causa

Siamo chiamati a esprimerci riguardo l'abolizione dell'abolizione della durata delle concessioni di sfruttamento dei giacimenti petroliferi entro le acque territoriali italiane.

Scusate il gioco di parole :-)

In pratica. Prima del Dicembre 2015, chi aveva le concessioni di sfruttamento predette, le doveva utilizzare entro 30 anni, prolungabili al massimo fino a 40.

Una norma introdotta dal governo Renzi ha prolungato la possibilità di sfruttare il giacimento fino al suo esaurimento, senza fissare limiti temporali.

Come mai? Perchè chi ha ottenuto queste concessioni, in questi anni tende ad usarle con molta parsimonia. Giusto il necessario per ripagare le spese di manutenzione degli impianti già avviati e del relativo, poco, personale impiegato.

Questo comportamento è dovuto all'attuale prezzo del greggio, molto inferiore alle quotazioni di pochi anni fa.

Quindi, se io ho un giacimento di petrolio il cui costo di estrazione è relativamente elevato, mi conviene tenerlo "dormiente". In attesa di un futuro, probabile, nuovo aumento del prezzo di vendita. Con conseguente aumento del mio margine di quadagno.

Anzi. Non estraendo, contribuisco proprio ad ottenere lo scopo che mi prefiggo: l'aumento del prezzo del petrolio.

Però, non posso correre il rischio che mi blocchino l'attività tra qualche anno. Magari quando ancora non avrò ripreso l'estrazione perché considero i margini di guadagno migliorabili. Stando così le cose, corro dal governo e faccio presente che i superiori interessi nazionali (coincidenti con lo spessore del mio portafoglio) richiedono assolutamente una deroga sine die del tempo di sfruttamento delle concessioni che ho ottenuto.

3° Conclusione

Con amarezza, devo dire che trovo tutto ciò "molto italiano".

Questa idea che le regole (leggi) devono sottostare agli interessi dei gruppi di potere (industriali e/o finanziari) è ciò che ha portato al logoramento della politica italiana, e ha contribuito a far perdere agli elettori la sensazione dell'autorevolezza della nostra classe politica.

Una classe politica che dà la sensazione di lavorare direttamente per gli interessi di una elite, quando, addirittura, non ne è una diretta emanazione (Berlusconi docet), non è credibile quando cita a gran voce il bene della nazione.