Created on 12 Jan 2021 ;    Modified on 14 Jan 2021

Covid-19. Una proposta per la scuola superiore

Premessa

Certo che ne è passato di tempo rispetto quando andavamo al liceo, così come sono cambiati i comportamenti. Ai nostri tempi, ogni occasione era buona per fare sega. Quando c'era uno sciopero, su 500 studenti, ne entravano in classe sì e no una cinquantina.

Invece ora gli studenti fanno in blocco manifestazioni di piazza smaniosi di tornare alla didattica in presenza [1].

Se in III E, la nostra classe, ci fosse stata la didattica a distanza, nessuno dei nostri quindici compagni di classe si sarebbe sognato di chiedere il ritorno alle lezioni in presenza. Anche perché l'aula era veramente minuscola. Quando, praticamente mai [2], c'eravamo tutti, gli otto banchi erano completamente occupati. Possibilità di distanziamento fisico: zero.

Altre aule disponibili? Sì: il laboratorio di scienze. Unico per tutto il liceo scientifico, condiviso dalle venticinque classi che lo formavano. In cinque anni vi saremo entrati quattro o cinque volte, e solo per ascoltare proiezioni di qualche genere. Esperimenti: neanche a parlarne.

Palestra? Ai nostri tempi non c'era. Si faceva attività sportiva all'aperto. Questa avrebbe potuto essere la soluzione: fare lezione all'aperto. Il Pasteur aveva una discreta quantità di spazio all'aperto; in cui avevamo il (buon) campo di pallavolo, quello (cattivo) di basket e quello (altrettanto cattivo) di calcio. Mentre la corsa campestre la praticavamo correndo lungo l'interno della recinzione del complesso scolastico. Il bello della corsa campestre è che non necessita della pista: si chiama campestre apposta. Non è così?

Stiamo parlando di una sperduta realtà particolarmente disagiata? No. Stiamo parlando di un liceo scientifico alla periferia settentrionale di Roma. Una solida istituzione scolastica in un quartiere residenziale della capitale; non in una borgata, o in un paese con poche migliaia di abitanti. Per questo motivo possiamo capire i dirigenti scolastici alle prese con i problemi di gestione del rientro degli studenti per la didattica in presenza con l'epidemia in corso.

La proposta

Chiediamo scusa per il divagare, ma i ricordi adolescenziali ci hanno assalito distogliendoci dall'obiettivo. Veniamo a noi. Continuiamo a coltivare la convinzione che, come ho scritto in quest'altro articolo, l'avvio della didattica in presenza sia stato il principale motivo dell'impennata di contagi per Covid-19 da ottobre in poi. La relazione temporale, stante le attività produttive già in corso da mesi senza avere avuto grandi impatti, è chiara.

In quell'articolo proponevamo di fermare la didattica in presenza, cosa successivamente avvenuta, e che, a nostro avviso ha dato qualche frutto.

D'altro canto riavviare ora la didattica in presenza, secondo noi significa ritrovarci in piena pandemia a Febbraio.

Però, ora esisterebbe la possibilità di fare screening preventivo di massa.

Ad esempio, negli Stati Uniti, la FDA ha approvato l'uso in emergenza di questo tampone rapido della Ellume. La stessa società ha chiesto l'approvazione all'uso anche in Europa, all'EMA.

Questo tipo di tampone dà la risposta autonomamente, senza inviarlo in laboratorio, in 15 minuti. E con una affidabilità del 96% (ogni 100 positivi, non ne individua 4).

La nostra proposta è semplice. Acquistiamo da Ellume i diritti di produzione su licenza, e organizziamoci per produrre in massa il test in questione. Quindi sottoponiamo a test una volta a settimana tutte le persone non vaccinate (studenti, insegnanti, personale ausiliario) che frequentano le scuole superiori e le università.

Chi è positivo al test entra in isolamento (e se è uno studente asintomatico, frequenta a distanza). Chi non lo è, ha garantito l'accesso alla scuola per una settimana (salvo l'insorgere di sintomi evidenti).

In queste condizioni, eviteremmo addirittura di mettere in quarantena la classe nel caso si individui un positivo. Semplicemente, per un paio di settimane, si potrebbe rifare il test alla classe con maggiore frequenza (diciamo un ulteriore test in mezzo alla settimana).

Post scriptum del 14 Gennaio 2021

No, non intendiamo scrivere del fatto che da ieri, 13 Gennaio, il secondo Governo Conte è in minoranza a causa dell'abbandono da parte di Italia Viva.

Invece intendiamo riprendere le dichiarazioni del ministro della Pubblica Istruzione, che sta chiedendo insistentemente di dare priorità nel piano delle vaccinazioni anti Covid-19 al personale delle scuola.

Osserviamo che questa posizione non è coerente con l'idea di proteggere la popolazione, ma solo con quella di massimizzare la probabilità di funzionamento dell'apparato scolastico. A questo punto non vediamo per quale motivo non dare la priorità al personale di altri servizi pubblici, altrettanto importanti: sicurezza, giustizia, pubblica amministrazione, trasporto pubblico ...

Siamo convinti che il problema della relazione tra didattica in presenza e pandemia non è legato al comportamento di insegnanti e personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario statale ...) della scuola, ma soprattutto a quello degli studenti.

Enjoy. ldfa


[1]Almeno a giudicare dalla quantità enorme di articoli che gli vengono dedicati. Cominciando dall'agenzia ANSA, per proseguire con le testate giornalistiche più blasonate. In realtà nutriamo qualche dubbio sulla smodata quantità di studenti delle superiori che stanno fremendo per rientrare in classe.
[2]Le assenze strategiche per saltare interrogazioni e compiti in classe erano all'ordine del giorno