Created on 24 Aug 2012 ;    Modified on 22 Jan 2013

Piedi d'argilla

Periodo di lettura: Luglio 2008

Terzo della trilogia: A me le guardie! - Uomini d'arme - Piedi d'argilla

Autore, titolo, editore

Terry Pratchett - Piedi d'argilla - Ed. Salani, Febbraio 2005,
ISBN 88-8451-515-7, pagg 346, Euro 15,00

Il contenuto

Eccoci di nuovo nella città di Ankh-Morpork, nel Mondodisco. Carota è divenuto Capitano della Guardia Notturna, mentre Vimes è stato promosso Comandante.

Questa volta è il Re degli Araldi a tramare per restaurare la monarchia in città. E' un vampiro, che costruisce una appropriata ascendenza al meno appropriato dei candidati. La guardia Nobbs, il più reietto degli individui della città.

Il motivo della scelta di Nobbs è chiaro. Il poveretto, abbagliato dall'idea di una vita di lusso e potere, si potrà convincere facilmente. D'altro canto non avrà la capacità di governare autonomamente. Quindi sarà facilmente manipolabile dai suoi consiglieri.

Ma come togliere di mezzo il Patrizio? Avvelenandolo lentamente con le candele, indispensabili per lavorare la notte.

Vimes trova il Patrizio in condizioni critiche, e dispone le misure di sicurezza per cercare, vanamente, di proteggerlo.

In questo contesto si innesta la storia del re dei Golem. I Golem sono l'estremo del "diverso". Figure umanoidi gigantesche. Costruite di argilla cotta. Vengono animate con una formula magica. Sottostanno alla direttiva scritta in un foglietto che viene impiantata nella testa dal loro creatore. Sono considerati macchine, non appartengono neanche al regno animale. Esistono solo per lavorare e non conoscono sosta nè remunerazione.

Eppure in loro alberga il concetto di giustizia. L'aspirazione ad un riconoscimento come entità che perseguono dei fini superiori alla pura esistenza dell'individuo. Per questi motivi si costruiscono un loro re, nel tentativo di dare vita a qualcosa, qualcuno, in cui riporre tutti i loro ideali.

Ma un re Golem, che deve sostenere il peso degli ideali di tutto il suo popolo è destinato ad impazzire. E così accade: uccide le due persone che hanno contribuito alla sua creazione. Le uniche persone che hanno capito le aspirazioni dei Golem. E infrange una delle leggi più forti che lega i Golem: non uccidere.

La follia del loro re, diviene un peso insostenibile per la maggior parte dei Golem, che si suicidano.

Arrivati al nodo focale gli avvenimenti si succedono fulminei.

Il tentativo di arruolamento di Nobbs come re fallisce miseramente.  Non sa dove sia la fregatura, ma sa che se qualcuno ti prospetta qualcosa di bellissimo, ce ne deve essere una da qualche parte.

Carota capisce il dramma dei Golem. Riesce a riscattare uno di loro, Dorfl, rendendolo padrone di se stesso. Un concetto fondamentale, che il Golem apprende con fatica ma se ne fa carico, responsabilizzandosi al punto di combattere il re che ha contribuito a creare, sino alla sua distruzione.

Intanto Vimes, dal fabbricante delle candele avvelenate, risale all'ideatore di tutto il piano: Dragon, il re degli Araldi. Lo affronta con l'aiuto di Dorfl e lo arresta.

Dorfl viene arruolato nella Guardia notturna, e Ankh-Morpork reagisce nel solo modo che conosce: sopravvive anche a questo. Persino Angua, la guardia lupo mannaro che è la ragazza di Carota, decide che tutto sommato, anche se tra loro non può funzionare, può rimanere ancora un pò con lui.

Impressioni

In linea con gli altri due romanzi della serie. Divertente da leggere e in grado di rappresentare bene il mondo fantastico inventato da Pratchett.

In questo romanzo Pratchett parla nuovamente del concetto di complessità dell'integrazione dei diversi. Concetto già sviluppato nel secondo romanzo della saga. Con un paio di novità. Un forte spunto riguardo il ruolo della donna nella nostra società, rappresentato dalla figura della nana alchimista che prende progressivamente coscienza del proprio diritto a vivere la sua femminilità. E la difficoltà del rapporto di coppia, che vediamo al lavoro tra Angua e Carota.

Come negli altri due romanzi di Pratchett, apprezzo l'idea di leggere sorridendo, ma senza nascondere i problemi del nostro tempo. Anzi, prendendo spunto per riflettere su di essi.